- Arte e Cultura
- Turismo religioso
Chiesa della Beata Vergine Immacolata
La Chiesa della Beata Vergine Immacolata rappresenta uno dei più significativi edifici religiosi dal punto di vista artistico e architettonico della Valmalenco. Fu edificata nel 1710 per volere dei frazionisti, probabilmente sulla spinta della edificazione di tante altre chiese di contrada che sorsero tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700 in tutta la valle.
La facciata è molto semplice, ha tuttavia un bellissimo portale barocco eseguito nel 1740 da Giacomo Filippino, un valente mastro scalpellino, autore inoltre del bel portale del Santuario della Madonna di Primolo. I battenti in legno di noce riportano dieci riquadri ad intaglio.
Il piccolo campanile fu realizzato nel 1721 e nell’anno seguente fu fatta fondere una campana da un mastro campanario del lago di Como. Alla sommità una banderuola metallica riporta la scritta traforata: AM FF-1750 (Andrea o Antonio Moizi – Fece Fare nell’anno 1750).
L’interno della chiesa è a pianta quasi quadrata. Il pavimento è in pietra locale, fu collocato nel 1729, ed è l’unico ancora originale, rimasto tale nelle chiese di Lanzada.
L’opera più pregevole e importante di questa chiesa è senza dubbio l’altare con la bellissima statua raffigurante la Madonna Immacolata con le mani giunte in preghiera, collocata in una nicchia al centro. L’ancona, in legno dipinto e dorato, è opera dello scultore veneto Giovan Battista Zotti che la realizzò nel 1711. La statua, realizzata in legno di noce dorato e policromato in cui prevalgono tinte accese come il blu e il verde, è notevole per la preziosità dei materiali e per la cura dei tratti.
Nell’angolo a sinistra, prima del presbiterio, vi è un confessionale col pulpito sovrapposto in legno laccato di verde scuro a fregi dorati, e un baldacchino sovrastante il pulpito, sul quale è dipinta l’Immagine di S. Giovanni Battista nell’atto di predicare. Quest’opera, frutto di una mano molto esperta e raffinata, pur non essendo ancora stata attribuita, si direbbe realizzata, a detta degli studiosi, quasi sicuramente da qualche artigiano emigrato in Valmalenco dalla Repubblica di Venezia.
Sulle pareti laterali sono affrescate la rappresentazione di Ester al cospetto di re Assuero e Mosè salvato dalle acque. Queste opere, anch’esse databili tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 sono attribuite al pittore Pietro Romegialli di Morbegno.
Fonte - Ecomuseo della Valmalenco